Non è stato un Martedì Grasso qualsiasi quello di Villa dei Fiori, per niente.
È stata una festa di Carnevale che vale la pena raccontare perché, in una atmosfera di allegria, fa emozionare e riflettere.
Musica, colori, maschere, canti, balli, giochi, scherzi. “Un’occasione – dicono al centro di Poggio San Pantaleone – per condividere con i pazienti e le loro famiglie un momento di gioia e di partecipazione, una giornata particolare che si inserisce nel percorso che facciamo insieme per affrontare le disabilità”. Disabilità gravi, spesso gravissime, quelle dei pazienti del centro residenziale di Villa dei Fiori. Che richiedono attenzione, cure qualificate, personale specializzato, dagli educatori ai terapisti ai medici. “Abbiamo organizzato tutto nel minimo dettaglio – spiega una educatrice del centro – ma è stato bellissimo vedere come la fantasia e l’entusiasmo dei nostri ragazzi hanno fatto saltare schemi, idee e programmi diventando protagonisti della festa”. Una festa a cui hanno partecipato non solo i pazienti del centro ma anche una trentina di famiglie. E così ci sono stati pazienti che hanno improvvisato, tra gli applausi, una break dance, e il karaoke ha dovuto cambiare la scaletta per la richiesta di ascoltare, e cantare, brani di musica neomelodica napoletana. “La partecipazione attiva – continua l’educatrice – è per noi un successo perché parliamo di malati che troppo spesso si ritiene possano solo essere passivi; invece, se adeguatamente sollecitati con un lavoro costante e qualificato hanno tante possibilità e capacità di esprimersi”. A confermarlo la mostra di lavori artistici realizzati dai pazienti con opere sorprendenti, che testimoniano i risultati ottenuti. Come nel caso di Guglielmo, che è passato da tormentate raffigurazioni di cuori rossi deformi, che rappresentavano il doloroso distacco dalla famiglia nei primi giorni di ricovero, ai bellissimi paesaggi del golfo di Napoli, con la luna a spiare il mare tra le due vette del Vesuvio, realizzati oggi a Villa dei Fiori. Commovente il momento in cui la sua famiglia ha chiesto di portare via uno di quei quadri. Momenti di allegria e di commozione anche al semiresidenziale. Toccante quello della paziente Antonia che, sul finire della festa, ha chiesto una porzione della tradizionale lasagna da portare al papà. “Da quando la mamma non c’è più – ha spiegato all’educatrice – non ha più mangiato la lasagna di Carnevale. Voglio fargli una sorpresa e un regalo”.
Nel pomeriggio, la festa si è spostata nell’ambulatorio di via dei Conciliis. C’erano oltre duecento persone. Anche qui danze, balli in maschera, eroi della Marvel, principesse e perfino un grosso e barbuto chef con tanto di targhetta di riconoscimento: “Cannavacciuolo”. “Qualcuno – commenta il direttore sanitario di Villa dei Fiori – può vedere tutto questo come una festa e basta, ma è molto di più. Quando persone con gravi disabilità riescono a esprimersi in questo modo, a tirar fuori capacità che non pensavano di avere, significa che su di loro è stato fatto un lavoro enorme. Un lavoro che deve essere costante altrimenti i risultati ottenuti verranno persi. Ecco, quando parliamo per questo tipo di malati di ‘diritto alla cura’ intendiamo esattamente questo. È il diritto a poter vivere”.
Carnevale è finito, il lavoro continua.