Contro il blocco delle terapie nella riabilitazione sono scese in piazza centinaia di persone, si sono mobilitate associazioni, sono stati scritti centinaia di articoli. La questione è fondamentale perché interrompere la riabilitazione a disabili che ne hanno assoluto bisogno significa creare danni, perfino irreversibili, alla loro salute.
Il problema esiste da oltre quattro anni e nelle scorse settimane lo hanno sollevato anche le associazioni dei centri. Ieri una di queste associazioni, la FEDERLAB, i cui associati per primi, già quattro anni fa, hanno contestato quella che definiscono “una prassi inaccettabile e a nostro parere illegittima” ha scritto al Direttore generale della ASL ingegner Sosto. “Meglio tardi che mai” si legge nella lettera. “E’ dal 2019 – continua – che i nostri associati si battono in ogni modo contro una procedura che ha comportato, e comporta, danni enormi alla riabilitazione. Lo hanno fatto anche portando le loro ragioni in ben 11 tavoli tecnici”. “Purtroppo – aggiunge – le loro voci furono inascoltate, perfino schernite, anche da parte delle associazioni di categoria. Perché il blocco delle terapie sembrava riguardasse solo il Distretto 60 e quindi non meritava attenzione, addirittura poteva far comodo a qualcuno. Ora che le conseguenze nefaste del blocco delle terapie non si limitano al Distretto 60, finalmente tutti condividono che questa procedura debba essere superata”. “Per farlo davvero – spiega FEDERLAB – non servono riunioni fiume, tavoli sindacali e altro. È sufficiente e risolutivo modificare ciò che ha determinato tutto questo. Parliamo della ‘famigerata’ circolare del 2019 a firma della responsabile della Riabilitazione dr.ssa Grazia Gentile”. “In quella circolare – prosegue la lettera – si stabilivano nove passaggi per l‘accesso alle terapie (nove passaggi! altro che la ‘burocrazia zero’ invocata con forza dal Governatore De Luca). Nell’ottavo passaggio si scrive testualmente che ‘Il progetto riabilitativo NON prevede proroghe’ con tanto di maiuscole e grassetto. Ovvero si nega, cosa che non avviene da nessun’altra parte, il principio fondamentale della continuità terapeutica. Imponendo così il blocco delle terapie e costringendo il malato a ricominciare da zero la via crucis medico-burocratica con le sue nove stazioni di dolore. Il che significa scoraggiare il malato e spingerlo a rinunciare alle cure, l’opposto esatto di ciò che dovrebbe fare il Servizio sanitario pubblico”. Da qui la proposta concreta avanzata da FEDERLAB: “Per porre fine allo scandalo del blocco delle terapie è sufficiente eliminare quanto indicato per l’ottavo passaggio in quella circolare del 2019 e sostituirlo con una dicitura che affermi esplicitamente la sacralità e la intangibilità della continuità terapeutica, che per altro dal punto di vista medico è ancora più importante dell’avvio della terapia. Senza questa modifica si possono fare tutte le riunioni e tutti i tavoli del mondo ma il problema resterebbe irrisolto”. Una soluzione, secondo FEDERLAB, semplice e immediatamente attuabile. Se è vero, come sembra, che tutti ora sono d’accordo, lo “scandalo” del blocco delle terapie e del mancato rispetto della continuità terapeutica è a un passo dalla soluzione: basta cambiare poche righe di una circolare di quattro anni fa.